Teoria della nascita

“L’uovo non è pulcino…il feto non è bambino. Poi l’idea nuova che la vita non inizia con il calore ma con il giungere della luce sulla sostanza cerebrale”

Left 2016-17, L'Asino d'oro edizioni, Roma di prossima pubblicazione
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Left, 5 Novembre 2016

Ero adolescente ed una ragazza mi disse: «tu vuoi comprendere i sentimenti altrui; lo sai che sei un po’ pazzo?!».  Era molto bella ed io non ebbi il coraggio di domandare e dire: «Ma perché tua madre si è suicidata?».

 

Poi, negli anni, pensai che non potevo comprendere i “sentimenti altrui” se prima non comprendevo i miei[…]. Poi diventai un intellettuale, riuscii a scoprire l’istinto di morte che era stato, da sempre, invisibile; pensai l’indifferenza diversa dall’anaffettività.

Left 2007, L'Asino d'oro edizioni, Roma 2010, pp. 63-63
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Left 2007, L'Asino d'oro edizioni, Roma 2010
Profilo di donna, 2013 © M.Fagioli

MATERIA + ENERGIA = PENSIERO

Questa la formula della Teoria della nascita di Massimo Fagioli.
Durante i mesi della gestazione, embrione prima e feto poi, sono immersi in un ambiente totalmente buio ed impermeabile alla luce, dove regna quella che in medicina si chiama omeostasi (un equilibrio costante nonostante le variazioni esterne), finalizzata allo sviluppo biologico del feto. Al momento della nascita questa omeostasi cessa e nel “venire alla luce” avvengono dei cambiamenti drastici per il neonato, primo tra tutti il passaggio da un ambiente di buio totale alla luce. Quando il fotone (l’energia) colpisce la rètina (la materia) dell’occhio del neonato, unica parte della sostanza cerebrale aperta al mondo esterno, avviene l’attivazione dei neuroni fotosensibili che diffondono l’impulso elettrico a tutto il sistema nervoso.

Secondo Fagioli, è nel preciso momento in cui la sostanza cerebrale del neonato reagisce allo stimolo della luce che si forma la realtà mentale umana (il pensiero): tale reazione è stata definita da Fagioli “pulsione”.

“[…] il giungere della luce sulla rètina provoca la realizzazione di una realtà non materiale denominata pulsione”.

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Left, 14 gennaio 2017

La pulsione può essere definita come una reazione psichica di difesa che annulla, nel senso di rendere mentalmente non esistente, la realtà aggressiva del mondo non umano (la luce, il freddo, i rumori), nel quale il neonato si trova improvvisamente catapultato. Simultaneamente alla “sparizione” dello stimolo intollerabile, però, per la fusione della pulsione alla vitalità (intesa da Fagioli come una caratteristica di reattività e resistenza derivante dalla sensibilità biologica che il feto sviluppa dalla 24esima settimana di gravidanza), compare nel neonato un’idea di esistenza di sé, ovviamente non legata ad una realizzazione razionale e cosciente del proprio corpo, che il neonato non può ancora avere, ma legata a quella che Fagioli ha chiamato “memoria-fantasia” della sensazione avuta dal contatto della pelle del feto con il liquido amniotico (dinamica inizialmente chiamata da Fagioli “inconscio mare calmo” e successivamente “capacità di immaginare”).

“E la memoria mi dice: hai scritto che la luce, che si unisce alla sostanza cerebrale crea la capacità d’immaginare l’assenza del mondo non umano. E dissi che, simultaneamente, si realizza la memoria della sensazione avuta dal feto che è certezza dell’esistenza del corpo”.

Questa dinamica sarà alla base di quella che Fagioli ha chiamato “intuizione-speranza che esiste un seno” e che porterà il neonato a cercare un’altra realtà umana nel rapporto con la quale ricreare quelle sensazioni.

“Per l’essere umano che “viene al mondo” il mondo non umano non esiste. Esiste soltanto il rapporto tra esseri umani”.

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Left 30 Luglio 2016

Fondamentale per la teorizzazione di Fagioli fu l’osservazione del lasso di tempo di durata variabile (dell’ordine di pochi secondi) immediatamente dopo la nascita, in cui il neonato è ancora privo di respiro, tono muscolare e, apparentemente, di qualunque reazione nei confronti dell’ambiente circostante. L’unica attività possibile in questo tempo, definito da Fagioli “venti secondi”, è quella perciò di una reazione mentale, reazione definita appunto pulsione. L’attivazione della sostanza cerebrale da parte della luce metterà poi in moto anche i motoneuroni, permettendo così, attraverso la contrazione dei muscoli respiratori, il respiro e il primo vagito, segno manifesto che farà esclamare a tutti i presenti: “è nato”!

Riassumendo, è al momento della nascita, né prima né dopo, che si forma, per la reazione biologica alla luce, la realtà mentale umana, che è un pensiero non cosciente che fa di ciò che è (il mondo non umano) ciò che non è e, simultaneamente, di ciò che non è più (l’omeostasi intrauterina) ciò che è. Questo primo pensiero dell’essere umano neo-nato capace, quindi, di far simultaneamente “sparire” il mondo inanimato aggressivo e di far “comparire” la memoria della sensazione avuta dal feto nel contatto con il liquido amniotico, che è certezza dell’esistenza del proprio corpo, è stato, definito da Fagioli nel suo primo volume, Istinto di morte e conoscenza, “fantasia di sparizione”.

“Fantasia di sparizione è reazione, f.s è pulsione, f.s è vitalità, f.s è creazione, f.s è esistenza, f.s è tempo, f.s è capacità di immaginare. Venti secondi. Il “Non” scompare, lo sguardo si accende, il corpo si muove”.

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Left 30 Luglio 2016

La Teoria della nascita permette anche di affermare che prima della nascita non c’è alcun bambino, ma solo una realtà biologica, in quanto è solo al momento della nascita che la realtà mentale umana si forma, attraverso una dinamica uguale per tutti gli esseri umani.

“[…] l’io esiste fin dalla nascita e deve svilupparsi”.

Teoria della nascita e castrazione umana (1975), L'Asino d'oro edizioni, Roma 2012, p. 57

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Teoria della nascita e castrazione umana (1975),
L'Asino d'oro edizioni, Roma 2012

Per lo sviluppo dell’io, fisiologicamente sano seppur carente di vitalità, è fondamentale ciò che accade dalla nascita in poi, specialmente durante il primo anno di vita, ancora senza linguaggio articolato, quando il bambino elabora e trasforma in proprie personali e originali immagini non coscienti, le esperienze vissute. La qualità del pensiero senza coscienza del primo e, più estensivamente, dei primi mesi e anni di vita avrà, infatti, un’enorme influenza su tutta la vita psichica successiva.

Semplificando molto, secondo Fagioli l’insorgenza delle malattie mentali è legata ad una distorsione della dinamica fisiologica della nascita descritta prima: l’adulto con il quale il neonato si rapporta, per quanto presente e attento sul piano dell’accudimento materiale, può non riuscire a rispondere adeguatamente alle sue esigenze affettive e di rapporto. Le ripetute delusioni a cui il bambino può andare incontro, possono provocare vissuti di rabbia e odio che, invece di accrescere le sue capacità di indipendenza e sana autonomia, lo renderanno sempre più carente di vitalità.

Pertanto il bambino può realizzare come “difesa” la pulsione di annullamento che, non più fusa alla vitalità che è andata perduta, invece di far sparire il mondo della natura, rende “non esistente” l’adulto deludente. La pulsione di annullamento crea, però, al tempo stesso, un vuoto in chi la mette in atto, perché insieme all’altro si rendono inesistenti anche il proprio rapporto con l’altro, la propria capacità di avere fiducia e di amare l’altro, creando così il substrato mentale non cosciente da cui potrà generarsi, nell’adulto, un quadro di patologia mentale.

Presentazione del libro: L'idea della nascita umana. Lezioni 2010, L'Asino d'oro edizioni, Roma 2015, del 05/06/2015
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L'idea della nascita umana. Lezioni 2010, L'Asino d'oro edizioni, Roma 2015

STORIA DI UNA RICERCA

“Nel momento in cui la scienza scopre che la prima e fondamentale mancanza è l’anaffettività e che l’anaffettività non è vuoto torricelliano ma pulsione attiva di annullamento, ne consegue che la lotta contro la pulsione di annullamento è cura della malattia mentale e la sconfitta di essa è inizio di guarigione”.

Bambino donna e trasformazione dell’uomo (1980), L’Asino d’oro edizioni, Roma 2013, p. 292

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Bambino donna e trasformazione dell’uomo (1980), L’Asino d’oro edizioni, Roma 2013

1962-1963

La percezione delirante e il gruppo insulina: i primi due scritti

1962. Fagioli lavora presso l’Ospedale psichiatrico di Padova e pubblica un lavoro sulla Percezione delirante, fondamentale per i successivi sviluppi del suo pensiero.

“[…]tutto è cominciato con la percezione delirante: non è cominciato nel ’70-71, quando ho scritto Istinto di morte e ho scoperto la fantasia di sparizione, ma dieci anni prima, e forse ancora di più, con la ricerca di quello che c’era oltre la visione esatta della realtà: “Lo so benissimo che questa è un’automobile, però in verità voi siete un po’ scemi signori miei: non capite che… è un disco volante dei venusiani”.

Das Unbewusste. Lezioni 2003, L'Asino d'oro edizioni, Roma di prossima pubblicazione

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Das Unbewusste. Lezioni 2003, L'Asino d'oro edizioni,
Roma di prossima pubblicazione
M.Fagioli, Alcune note sulla percezione delirante paranoicale e schizofrenica in Archivio di psicologia, neurologia e psichiatria, XXIII, 4, 1962, pp. 377-392 e in Il sogno della farfalla, rivista di psichiatria e psicoterapia, 3, 2009, pp.9-22.

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Alcune note sulla percezione delirante paranoicale e schizofrenica

Fagioli, nell’approfondire lo studio della percezione delirante, sintomo ben noto in psicopatologia classica, propone che alla sua base non ci sia alcuna alterazione organica

“[…] un funzionamento organico, un funzionamento dei cinque sensi e, dirò di più, anche un funzionamento della mente cosciente che si rendeva perfettamente conto di quale era la realtà obiettiva – quella lì è la moquette, quella è una guida, questo è un tavolo, questa è una sedia –, con una alterazione del pensiero. Ah, allora non c’è un nesso tra la lesione organica e l’alterazione del pensiero!”.

Al tempo stesso propone una ricerca molto originale su quello che è il “latente” del sintomo, cercando di capire il “perchè” di quel pensiero alterato.

Lezione del 12 Marzo 2011, Università degli Studi "G. d'Annunzio" Chieti - Pescara

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12 Marzo 2011

L’alterazione è il pensiero. E non tanto il pensiero nel rapporto con la realtà: «Ho il frigorifero vuoto, adesso esco e vado a fare la spesa» eccetera. No, no, quel rapporto con la realtà è perfetto. È il pensiero sulla realtà umana. Non sulla realtà umana fisica – anche quello è perfetto […]–, è sul voler sapere, sull’essere certi della realtà mentale dell’altro. […] Nella percezione delirante c’è un’idea, possiamo dirlo?, a priori. […] non […] su quella persona, mai vista e mai conosciuta! C’è un’idea a priori in generale nei riguardi della realtà umana. […] Cioè nell’essere umano c’è il Male“.

A questo proposito, Fagioli ha raccontato più volte la storia di una donna a cui stava cercando di evitare il ricovero:

“[…] il confronto sul sapere-volere. Lei diceva di sapere che la figlia era morta e io le contestavo che voleva la figlia morta”.

Bambino, donna e trasformazione dell'uomo (1980), L'Asino d'oro edizioni, Roma 2013, p.71

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Bambino, donna e trasformazione dell'uomo (1980), L'Asino d'oro edizioni, Roma 2013

“Questa dice: «Mia figlia è morta»: non è mica percezione delirante! Che percepisce? Non c’è nessuna percezione, anzi, la percezione le diceva il contrario: se l’ha vista… Allora cos’è questo? Che sia negazione di una realtà? Invece di sognarlo, lo diceva a livello cosciente, come un pensiero cosciente. E allora, in primo luogo, non era una bugia.

Poteva sembrare una bugia, ma la bugia uno sa di dirla, se no non è bugia. Se uno è convinto di avere fatto una cosa… è delirio. Il bugiardo sa benissimo di dire le bugie, come un altro sa benissimo di dire la verità. Qui no, questa quindi non era bugia anche se era una cosa cosciente, perché era convinzione, se no la donna sarebbe stata una simulatrice, una bugiarda. Allora è negazione? Cioè deformare una realtà? Negazione… deformare una realtà… Scusate, sto cercando di rimemorare quello che è successo cinquantacinque anni fa…

[…]«È morta»… che vuol dire? Come si dice nel linguaggio comune? Non c’è più. Non c’è più… questo ‘non’: non è quello che è. Però non è una deformazione dell’immagine: è un’assenza, è un ‘non c’è. Che ci sia qualche altra cosa oltre la negazione? E sì, qualche altra cosa che non c’è nemmeno in tedesco, che non c’è mai stata, tant’è vero che c’è da rompersi la testa per come i grandi traduttori hanno tradotto ‘annullamento’”.

2011, Roma © Nuccio Russo

Lo studio della percezione delirante getta le basi per la rivoluzionaria teorizzazione successiva di Fagioli, ovvero la scoperta della pulsione di annullamento.

E allora è venuto fuori che la pulsione di annullamento è parente… della percezione delirante. O no, è uno studio, oltre la clinica, della percezione delirante – «Quello è Satana», «Quello è il Male» eccetera – a livello inconscio un andare a vedere con che cosa si lega, che cosa c’è dietro questa percezione delirante, ed è la pulsione di annullamento che è sincretica alla percezione, è simultanea alla percezione stessa: «Di fatto non esiste». Cioè, lo vedete: «Mia moglie è una stupida…» è una interpretazione delirante, viene nel pensare dopo alla percezione, mentre qui c’è proprio il legame con la percezione, che è in sé, una faccenda che poi non si vede perché continua il comportamento normale, nessuno ha voglia di andare a vedere esattamente cosa ha dentro. Non esiste… e non so se dire ‘con tutte le varianti’, perché non esiste come essere umano[…]”.

1963. Fagioli pubblica un altro articolo, Insulinoterapia e psicoterapia di gruppo. In questo scritto racconta della psicoterapia di gruppo che faceva con un gruppo di giovani pazienti, tutti molto gravi, sottoposti presso l’OP di Padova ad insulinoterapia (anche detta terapia di Sakel, una sorta di shock chimico che determinava, tramite l’iniezione di insulina, uno stato di coma ipoglicemico nel paziente).

Questo articolo apre la strada alla ricerca successiva sulla prassi di cura della malattia mentale, basata, già in quegli anni, su un particolare “modo” di fare psicoterapia di gruppo.

Insulinoterapia e psicoterapia di gruppo: valore psicoterapeutico del “senso della schizofrenicità” in Archivio di psicologia, neurologia e psichiatria, XXIV, 1, 1963, pp. 545-557 e in Il sogno della farfalla, 1, 2010, pp.11-21

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Insulinoterapia e psicoterapia di gruppo: valore psicoterapeutico del “senso della schizofrenicità”

“La strada che noi abbiamo seguito è quella dell’‘incontro’. […] il medico stabilisce [con il paziente schizofrenico ndr] il rapporto preriflessivo, intuitivo, irrazionale, spontaneo […]. Egli non ha “colloqui”, non “esamina” il malato. Egli sta insieme con lo schizofrenico”. […] L’aver costituito il “gruppo insulina” come ambiente interumano in cui il malato mentale può vivere un periodo della sua vita, risponde a quell’esigenza di non limitare la “cura” psichiatrica all’applicazione di mezzi che possono tranquillizzare il malato o eliminare i sintomi più evidenti di malattia in modo da permettere la dimissione dall’ospedale. Si cerca di fare di più, di permettere cioè che il malato, reintegrando la propria personalità, possa condurre una vita umana e sociale”.

M. Fagioli, Insulinoterapia e psicoterapia di gruppo: valore psicoterapeutico del “senso della schizofrenicità”, Il sogno della farfalla, rivista di psichiatria e psicoterapia, 1,2010, p. 14

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Il sogno della farfalla, rivista di psichiatria e psicoterapia, 1,2010
2014, Roma © Alessandro Zingone

DALLA TERAPIA INDIVIDUALE AI PRIMI TRE LIBRI

Nel 1963, mentre lavora nella comunità terapeutica in Svizzera, Fagioli inizia il proprio training psicoanalitico che proseguirà poi a Roma con il Prof. Nicola Perrotti fino al 1970.

E così affrontai l’inconscio. Affrontai l’inconscio e… sembra che prima di tutto affrontai il mio. […] il fatto che l’analista non parlasse mai, a me, invece di dispiacere, mi fece molto piacere, perché due volte che parlò, in circa sei anni e mezzo, disse due cazzate. E io mi feci l’analisi lo stesso passando queste orette sul lettino – non si stava mica male, era fatto abbastanza bene – elaborandomi da solo questa storia dell’inconscio, dei sogni, cercando…”.

Storia di una ricerca. Lezioni 2002, L'Asino d'oro edizioni, Roma Settembre 2018

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Storia di una ricerca. Lezioni 2002, L'Asino d'oro edizioni, Roma Settembre 2018
© M. Fagioli

“E allora, ecco i fatti: non le ho contate, ma sette o ottocento ore di lettino credo d’averle fatte, sì. Regolari supervisioni, sì. Anche se andavo incontro alle furie dei supervisori. Ce n’era uno in particolare, posso dire il nome, è morto ormai, un certo Corrao, veniva da Palermo, eminente didatta della Società di psicoanalisi, che s’infuriava perché io ogni tanto gli dicevo: «No»; lui mi dava la supervisione e io dicevo: «No, no, non è mica così. È in un altro modo»”.

Storia di una ricerca. Lezioni 2002, L'Asino d'oro edizioni, Roma Settembre 2018

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Storia di una ricerca. Lezioni 2002, L'Asino d'oro edizioni, Roma Settembre 2018

Nello studio privato, in rapporto con i pazienti che gli chiedevano la psicoterapia individuale, Fagioli avrà la possibilità di approfondire il suo pensiero.

Però, facendo analisi individuale, cerca cerca – questa mania di cercare, di non credere a quello che dicevano certi testi l’ho sempre avuta – ho scoperto una cosa[…]”.

Il pensiero nuovo. Lezioni 2004, Roma, L'Asino d'oro edizioni, Roma 2011, p.48

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Il pensiero nuovo. Lezioni 2004, Roma, L'Asino d'oro edizioni, Roma 2011

“Non ricordo perché, uscendo dall’analisi individuale e tornando a casa a giocare con i bambini, mi sia venuto in mente di mettere insieme la parola pulsione con il sintomo dello scotoma. È un pensiero che non era mai esistito […] Io come ho fatto a legarla a questa parola? Forse per il rapporto con il paziente, perché non facevo la ricerca in maniera indifferente, la facevo perché c’era la cura e la ricerca stava insieme alla cura: dovevo scoprire perché quello stava male.

Nella misura in cui mi accusava di avergli fatto del male perché non c’ero, cosa mi stava dicendo? Che c’era qualche cosa che gli faceva male. La mia assenza? Ma l’assenza fisica non può fare del male, perché non c’è; la presenza fisica può fare un male che è sadismo, che lede il corpo, ma è l’assenza mentale, quella che prima ho chiamato indifferenza o anaffettività, che fa del male. Però io non ero indifferente, non ero anaffettivo. E allora gli chiedevo: “Senti un po’, ma non sarà qualche cosa che succede a te?”. “Io? No, io sto male, il cattivo sei tu!”. L’assenza… “Stai male perché non ci vediamo per un mese?”. “Non lo so, però sto male”. “Che ti succede?”… Non mi posso ricordare tutte le risposte più o meno confuse che mi ha dato. Ricordo qualche passaggio ma, ripeto, è roba di quarant’anni fa.

Ho composto queste due parole, pulsione e annullamento: “Allora deve essere lui che fa un annullamento. Mi fa sparire: io non ci sono. E se io non frustro, se non mi oppongo, se non dimostro che questa è una fantasticheria lui si sente male perché pensa di avermi eliminato, di avermi fatto sparire, pensa che non ci sono più. E se io non ci sono più lui è fregato, è malato e resta malato”. Pulsione di annullamento: mettere insieme queste due parole”.

Il pensiero nuovo. Lezioni 2004, Roma, L'Asino d'oro edizioni, Roma 2011, pp. 29-30

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Il pensiero nuovo. Lezioni 2004, Roma, L'Asino d'oro edizioni, Roma 2011
Lezione del 12 Marzo 2004, Università degli Studi "G. d'Annunzio" Chieti - Pescara

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12 Marzo 2004

Tali elaborazioni portano alla pubblicazione, nel 1972, della prima edizione di Istinto di morte e conoscenza

Istinto di morte e conoscenza.
Prima edizione 1972
Istinto di morte e conoscenza (1972), 
L'Asino d'oro edizioni, Roma 2017

In Istinto di morte e conoscenza c’è l’elaborazione di questo sintomo patologico e di come derivi dalla fisiologia. […] Come l’ho pensato? Il paziente mi diceva: “Lei mi ha fatto male perché non c’era”. Dico: “Ma scusi tanto, che logica è questa? Se non c’ero come ho fatto a farle male?”. Dunque quello che fa del male sarebbe l’assenza, qualcosa che non è sadismo e non è violenza fisica. Fin qui ci si può anche arrivare.

Ma poi perché, e come, sono arrivato a dire che la storia della pulsione comincia alla nascita? Ho fatto un certo ragionamento: il neonato, quando passa dal movimento intrauterino alla vita della nascita ed è esposto alla luce, al caldo, al freddo, morirebbe nel giro di poco tempo, quindi gli stimoli esterni alla nascita sono eccessivi per la prole umana. Non per gli animali: l’antilope e l’agnello si alzano subito in piedi e brucano l’erba, il neonato umano, invece, è fragilissimo, per cui – mi sono detto – se è vivente dovrà pur avere qualche reazione.

Ho imparato sempre tutto dalle donne, che non dicono mai : “Quanto sei brutto, mi hai dato fastidio, sei noioso”, ma voltano la testa, non ti vedono più, non esisti. Che il neonato faccia la stessa cosa? Rende non esistenti tutti quegli stimoli, si arrocca, si chiude in una situazione che si potrebbe dire di indifferenza, per cui non li sente più. Non sarebbe come lo scotoma, in cui, pur non essendoci nessuna lesione fisica, viene meno la sensibilità?

Ma allora la prima pulsione è l’annullamento! Accidenti in che guaio mi sono messo: se mi fossi fermato alla scoperta della pulsione di annullamento alla nascita sarei stato heideggeriano, avrei detto che la vera natura umana è quella nazista, che l’identità umana si realizza per l’eliminazione degli altri. […] perché non mi sono fermato lì? […] Perché mi sia venuto in mente che esiste un’altra realtà da considerare nella specie umana non lo so[…]”.

Fantasia di sparizione. Lezioni 2007, L'Asino d'oro edizioni, Roma 2009, pp.67-70

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Fantasia di sparizione. Lezioni 2007, L'Asino d'oro edizioni, Roma 2009

“Perché insieme a questo ho tenuto presente l’esistenza della realtà biologica, cosa di cui nazisti e cattolici si sono dimenticati. Ma non direi dimenticati, hanno proprio annullato la realtà biologica! E dalla realtà biologica viene una certa cosa per cui la pulsione di annullamento alla nascita non è pulsione di annullamento, ma acquisisce, le ho fatto acquisire, mi è venuta in mente ormai cinquant’anni fa, la parola ‘fantasia’. Pensate un po’: si nasce con la fantasia”.

L'idea della nascita umana. Lezioni 2010, L'Asino d'oro edizioni, Roma 2015, p. 63

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L'idea della nascita umana. Lezioni 2010, L'Asino d'oro edizioni, Roma 2015

Ed è per questa vitalità (realtà biologica ndr) che la pulsione di annullamento alla nascita non è pulsione d’annullamento, e infatti, per mia fortuna, non l’ho chiamata pulsione d’annullamento, ma fantasia di sparizione. […] E ho specificato verbalmente che la pulsione d’annullamento viene dopo ed è malattia, perché deriva dalla perdita della vitalità ed elimina, rende non esistenti altri esseri umani, mentre la fantasia di sparizione no”.

Fantasia di sparizione. Lezioni 2007, L'Asino d'oro edizioni, Roma 2009, p.70

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Fantasia di sparizione. Lezioni 2007, L'Asino d'oro edizioni, Roma 2009

I successivi due libri, nei quali Fagioli approfondisce ed elabora la scoperta, vengono scritti insieme. Nel 1974 esce La marionetta e il burattino

“A distanza di quasi quattro anni dall’elaborazione di Istinto di morte e conoscenza l’esigenza di riprendere il discorso iniziato, riproporlo, svilupparne aspetti appena accennati, evidenziare quanto era latente, si è fatta sentire. La dimensione di sviluppo dell’essere umano si fonde con lo sviluppo di una conoscenza che va realizzata, in primo luogo, come vedere e rifiutare ciò che, nell’uomo, è disumano”.

La marionetta e il burattino (1974), L'Asino d'oro edizioni, Roma 2011, p. 287

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La marionetta e il burattino (1974), L'Asino d'oro edizioni, Roma 2011

L’anno successivo, nel 1975, viene pubblicato Teoria della nascita e castrazione umana, il cosiddetto “terzo libro”

Questo volume è dovuto ad un lavoro che si è svolto in parallelo ed ha fatto seguito, senza interruzioni, alla stesura del precedente libro: La marionetta e il burattino. Ma in verità, a ben guardare, esso fa seguito all’altro, al discorso che feci quattro anni fa con Istinto di morte e conoscenza”.

Teoria della nascita e castrazione umana (1975), L'Asino d'oro edizioni, Roma 2012, p.281

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Teoria della nascita e castrazione umana (1975),
L'Asino d'oro edizioni, Roma 2012
La separazione, 1996 © M.Fagioli

Nell’ormai noto come ‘terzo libro’ domina sovrano il termine «separazione». E così trovo le parole per leggere il termine e scrivo: ci fu, espressa come pensieri che dicevano la verità sulla realtà umana, la visione del movimento e non la staticità per la ripetizione dell’essere come l’altro e non diverso dall’altro, da cui ci si allontana realizzando rifiuto, separazione, distanza e… trasformazione, come se si potesse ricreare, ogni volta, la propria nascita”.

Left 2011, L'Asino d'oro edizioni, Roma 2014, p.168

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Left 2011, L'Asino d'oro edizioni, Roma 2014

Ed essi, dopo quindici anni, mi dissero che questo terzo libro era stato motivo del loro avvicinarsi, delle loro domande, dei loro odi, della loro follia. Mi dissero che non avevano creduto alla scoperta della nascita umana. […]La fantasia interna fa vedere le cose che gli occhi non vedono e la ragione non pensa. Cosa accade, nell’inconscio, alla nascita, allo svezzamento, alla visione dell’essere umano diverso, alla pubertà. «Tu dici di saperlo». Lo so. Tre libri”.

Teoria della nascita e castrazione umana (1975), L'Asino d'oro edizioni, Roma 2012, p.287

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Teoria della nascita e castrazione umana (1975),
L'Asino d'oro edizioni, Roma 2012

L’ANALISI COLLETTIVA

A partire dal 1975 e, in particolar modo, dopo il racconto del primo sogno e la sua interpretazione pubblica fatta da Fagioli nel gennaio del 1976, comincia l’Analisi collettiva. Nel rapporto con questa massa anonima di persone Fagioli continua la sua ricerca teorica, fusa alla prassi psicoterapeutica.

“Come se fossero di legno e metallo fusi insieme, composi le parole: fantasia di sparizione, inconscio mare calmo, memoria-fantasia dell’esperienza vissuta. Passarono gli anni, si svolse un’attività intensa di psicoterapia di un gruppo grande. Le parole «Analisi collettiva» dettero un nome a una prassi di ricerca sul mondo oscuro che l’angoscia degli uomini di perdere l’identità razionale aveva vietato di guardare”.

© M. Fagioli

“Hanno scritto, oppure è uscito dalla loro penna che, oltre la psicoterapia di gruppo incomprensibile, oltre la ricerca specifica su psicologia e psichiatria, c’è un fatto culturale che si sta diffondendo. È un modo di vedere nuovo la realtà dell’essere umano, dovuto alla conoscenza del pensiero “inconoscibile”, è la scoperta dell’invisibile, pulsione di annullamento, è la teoria della nascita, che mette in crisi una norma basata sull’identità umana come razionalità della veglia e della coscienza e del linguaggio verbale”.

Left 2009, L'Asino d'oro edizioni, Roma 2012, pp. 30-31

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Left 2009, L'Asino d'oro edizioni, Roma 2012

LA RIVISTA IL SOGNO DELLA FARFALLA

“E ricordai più volte che la parola psiche si traduce farfalla passando dal greco all’italiano. E vent’anni fa venne, spontaneo, il titolo della sceneggiatura e della rivista di psicoterapia Il sogno della farfalla. E così rifiutai il pensiero di Platone che cancellò dalla mente umana la Fanciulla che andò sposa a Cupido, dio dell’amore”.

Left 2010, L'Asino d'oro edizioni, Roma 2013, p.203

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Left 2010, L'Asino d'oro edizioni, Roma 2013

Nel 1992, inizia la pubblicazione della rivista trimestrale di psichiatria e psicoterapia “Il sogno della farfalla, fondata da un gruppo di psichiatri che si avvalgono dell’opera teorica e della prassi di Massimo Fagioli.

Il titolo della rivista è anche il titolo di una sceneggiatura scritta da Fagioli, pubblicata nel primo numero, il cui protagonista è un ragazzo che non parla, non perché muto, ma perché, rifiutando il linguaggio comune, decide di esprimersi in altro modo. Con questo titolo e con la pubblicazione della sceneggiatura, la rivista si propone di superare quella che, nella storia della psichiatria e del pensiero umano, era stata sempre considerata un’incompatibilità: l’inconciliabilità storica tra la ricerca sull’inconscio e le immagini sfuggenti e intuitive dei sogni e la realtà di una scienza, la psichiatria, che si pone il difficile compito di affrontare e sconfiggere la malattia mentale.

Su queste pagine Fagioli, nel corso degli anni, scriverà importanti articoli psichiatrici tra i quali, Una depressione, pubblicato per la prima volta nel 1993, e La psichiatria come psicoterapia, pubblicato nel 2013.

© M. Fagioli

“Non ti avevo mai detto nulla
ma io ho ucciso mia madre per stare con te.
Non ti avevo mai detto nulla,
ma io ho lasciato mio padre per stare con te.
Non ti avevo mai detto nulla,
ma io mi sono separato da mio fratello per stare con te…
Ho potuto amarti soltanto dopo essere restato solo…
Ho potuto amarti soltanto dopo che il silenzio
è diventato il padrone della mia vita”.

M.Fagioli, Il sogno della farfalla, rivista di psichiatria e psicoterapia, 1,1992, p.51

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Il sogno della farfalla, rivista di psichiatria e psicoterapia, 1,1992

GLI SCRITTI SU LEFT

“Ma poi penso che, da alcuni anni, io non sto scrivendo per una spinta che nasce da una ignota forza interiore, una teoria nuova. Sto, certamente, perfezionando il linguaggio che, senza inventare le parole nuove… e strane, si lega, si adatta, indica, dà un nome a realtà umane da sempre sconosciute”.

Left 2011, L'Asino d'oro edizioni, Roma 2014, p.244

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Left 2011, L'Asino d'oro edizioni, Roma 2014

Dal febbraio 2006, Fagioli viene invitato a scrivere settimanalmente sulla rubrica Trasformazione del settimanale Left. Su queste pagine, dove scriverà fino al febbraio 2017, approfondisce la ricerca teorica cominciata più di 60 anni prima.

“Passarono gli anni, nacque l’Analisi collettiva, si sviluppò, scrissi su “left” tutte le settimane. Ed ora penso che il movimento invisibile, che sta nel rapporto interumano, si legò alla parola tempo. E i due termini, unendosi, stimolarono la vitalità che fece nascere il flusso di pensieri continui che cercavano di ‘vedere’ la realtà non percepibile mediante le parole: separare, distinguere, dare un’identità precisa alla fantasia di sparizione”.

Left 2011, L'Asino d'oro edizioni, Roma 2014, p.143

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Left 2011, L'Asino d'oro edizioni, Roma 2014

Nell’agosto del 2006 titola un articolo di Left:
“Vorstellungsvermögen”, capacità di immaginare

“«L’uomo è, per sua natura, essere sociale». È Marx che parla ed io riuscii a capire quel «per sua natura». Non fu facile per me che avevo pensato la dinamica della nascita che, scritta, doveva diventare teoria. Fantasia di sparizione è per la pulsione che è (e non diventa) simultaneamente capacità di immaginare perché è fusa con la vitalità che, prima della luce, è possibilità di vita. La reazione alla luce della sostanza cerebrale che fa la pulsione di annullamento contro il mondo è immaginare.

E il neonato è solo con la sua Vorstellungsvermögen: ma non ho avuto mai dubbi sulla natura sociale dell’essere umano. È evidente che il neonato può stare solo soltanto per dodici ore; e ho visto che può attaccarsi al seno della madre e continuare a vivere soltanto se ha realizzato la capacità di immaginare (Vorstellungsvermögen)”.

Left 2006, L'Asino d'oro edizioni, Roma 2009, pp.148-149

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Left 2006, L'Asino d'oro edizioni, Roma 2009
2015, Roma © Stefano D'Amadio

Nel 2008, poi, comincia la ricerca su quel tempo dell’inizio della vita umana denominato, successivamente, nel 2011, “venti secondi”

“Tornano le due parole superbe che dicono: certezza scientifica. E già dissi che gli studi dei biologi confermano il pensiero che la vita umana non è legata al respiro, ma al funzionamento del cervello che reagisce alla luce realizzando, simultaneamente, la pulsione e la memoria della sensibilità fisica, che è immagine.

Il respiro compare dopo. Ma quei 30 o 40 secondi prima del vagito, in cui il neonato non respira, ci dicono che, nell’essere umano, compare la possibilità di misurare il tempo dal silenzio in cui il pensiero è invisibile ma esiste ed è attivo, come nel sonno”.

Left 2008, L'Asino d'oro edizioni, Roma 2011, p.161

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Left 2008, L'Asino d'oro edizioni, Roma 2011

“Ed ora ricordo la figura del neonato appena uscito dal canale del parto e so che il corpo lascia cadere gli arti e la testa come se non avesse vita. Per venti secondi. I due termini verbali ricordano, ma non parlano di un tempo che nessuno ha mai pensato”.

Passepartout: ospite a sorpresa, Arturo Tv - intervista di L.Lattuada a Massimo Fagioli in data 21/11/2011, pubblicata ne Il sogno della farfalla, rivista di psichiatria e psicoterapia, 3,2017, pp.30-40

Vedi il video completo
Passepartout: ospite a sorpresa, Arturo Tv, 2011
Left, 30 Luglio 2016

VENTUNO PAROLE

Da Novembre del 2015 Fagioli ha ulteriormente approfondito la ricerca concentrando l’attenzione sulla scelta delle parole significativamente più esatte per descrivere la dinamica della nascita umana.

2016, Roma © MaWi video

“E negli ultimi anni vennero le parole che dicevano di una realtà che non aveva avuto mai voce. E, come portata dal vento e dalla pioggia diceva, domandando: «Ma qual è la realtà dei primi venti secondi della nascita, prima del vagito che è respiro?». […] Tutti sapevamo che lo psichiatra aveva pensato e visto che la vita inizia con lo stimolo della luce. E la luce viene prima del respiro e vagito. Ma, cinquant’anni fa, non aveva ancora fatto parola del tempo di venti secondi di silenzio della vita”.

Left 2012, L'Asino d'oro edizioni, Roma 2015, p.227

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Left 2012, L'Asino d'oro edizioni, Roma 2015

Ventuno parole che, prima non esistevano.
[…] Le ventuno parole vennero una, due, tre ogni volta e si composero sentendo il suono delle altre. Non hanno rinnegato il pensiero antico che non poteva essere diverso. Scrivere: reazione, pulsione, vitalità, creazione, esistenza…non sarebbe stata separazione dalla cultura dominante ma impossibilità di rapporto con l’essere umano. Fantasia di sparizione era la verità del movimento della mia mente che era rifiuto e non negazione. Era pensare – vedere contro coloro che non erano mai riusciti a guardare il pensiero del sonno che era senza coscienza.

Fantasia di sparizione è reazione, f.s. è pulsione, f.s. è vitalità, f.s. è creazione, f.s. è esistenza, f.s. è tempo, f.d è capacità di immaginare. Venti secondi”.

Left 2016-17, L'Asino d'oro edizioni, Roma di prossima pubblicazione

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Left, 30 Luglio 2016
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BIBLIOGRAFIA PER APPROFONDIRE

 

 

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